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CIMADOLMO

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Cimadolmo

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Storia

Le testimonianze di un primo insediamento nel Comune di Cimadolmo si hanno in località Stabiuzzo (Stablucium) dove i romani danno vita ad un presidio militare lungo la via Postumia, costruita nel 148 a.C..

Risale a quest’epoca la colonizzazione dell’intero territorio. Il paese diventa ben presto sede di un importante mercato per il suo essere collocato in posizione strategica, all’incontro tra la direttrice viaria est-ovest e quella nord-sud, costituita dal fiume Piave. Le origini dell’abitato di Cimadolmo si ricostruiscono grazie alla toponomastica dei luoghi che conserva, nel tempo, le tracce dell’evoluzione del territorio. Infatti, il nome richiama l’opera dei frati Nonantolani che nel tardo medioevo, nei vasti boschi che coprono il territorio, introducono l’olmo, pianta che assorbe l’umidità del suolo. Sin dai primissimi insediamenti, la vita delle genti rivierasche è segnata dalla difficile convivenza con il Fiume. La sponda sinistra al tempo della Serenissima non è protetta da argini e dopo le inondazioni del XIV secolo, il paese viene ricostruito più lontano dal fiume. Nel ‘400 e nel ‘500 a causa di disastrose piene l’antica chiesa di Cimadolmo, dedicata a San Silvestro, viene ripetutamente distrutta. A protezione degli abitati minacciati in sinistra Piave, tra il 1884 e il 1886, viene costruita la grande diga di Cimadolmo. Solo nell’ultimo secolo, trovata una definitiva difesa dalle calamità naturali, il paese si sviluppa stabilmente e diviene un insediamento agricolo di notevole interesse, con particolare riferimento alla coltivazione di cereali, alla viticoltura ed alla lavorazione del giunco.

Il Fiume determina gli insediamenti, le coltivazioni ed i ritmi di vita degli uomini che vi abitano a ridosso, facilita incontri e scambi ma è anche luogo di scontri. Questa zona è stata testimone di momenti storici di interesse nazionale: la famosa ritirata di Caporetto trova qui il suo epilogo trasformando il fiume in tomba della gioventù.


Chiese:

Chiesa di San Silvestro Papa;

Oratorio di San Giovanni Battista;

Chiesa di San Michele Arcangelo a San Michele di Piave;

Chiesa della Beata Vergine della Visitazione a Stabiuzzo.


Manifestazioni;

“A tavola con l’asparago di Cimadolmo” , ultima settimana di marzo.

Mostra Asparago Bianco e mostra dei vini del Piave, a maggio.

“Festa del Pesce e delle nostre acque” a settembre.

Fiera settembrina.


Prodotti tipici:

Vini DOC Piave;

Asparago Bianco


La sua utilizzazione gastronomica è la più varia, ma lo si trova soprattutto nei tradizionali piatti di “asparagi con uova” e “risotto d’asparagi”, ma anche nelle eleganti creme e nei passati, nelle vellutate ed in altri modi ancora, accostato, seguendo il richiamo dell’acqua, tra il dolce ed il salso, alle produzioni ittiche più pregiate. È stato il primo ad avere il riconoscimento dell’IGP.


Curiosità

Alla fine della Prima Guerra Mondiale tutti i paesi rivieraschi versavano in condizioni tragiche. Bisognava ricostruire le case, le scuole i luoghi della fede.

I mezzi a disposizione erano assai scarsi e così pure le opportunità di lavoro per i capofamiglia. L’ingegno lì portò a rivolgersi ancora una volta al Fiume e a sfruttare i sassi come materia prima da condurre presso le fornaci e da trasformare in calce per l’edilizia. Di proprietà demaniale, il materiale poteva essere prelevato e commercializzato, tranne quello più minuto (ghiaia e sabbia).

I “carioti”, così si chiamavano in dialetto i trasportatori di sassi, si servivano di carri militari, muniti di ruote in ferro e trainati da cavalli o più spesso da muli.

Il mestiere del “cariota” richiedeva oltre che alla disponibilità di mezzi e prestanza fisica, la conoscenza dei sassi. Si trattava di saper distinguere quelli adatti per far calce da quelli impiegati per la costruzione delle case.

Ancor oggi si possono osservare nell’abitato del Comune di Cimadolmo vecchi edifici costruiti con i sassi del Fiume.


Web: www.comune.cimadolmo.tv.it